Una Giornata al Carmelo

Un suono di campana – talvolta una campana plurisecolare! – apre la giornata carmelitana. Un suono che non ha solo un valore pratico: al Carmelo, dove ogni cosa viene letta nelle luce di Dio, si è soliti considerare questo suono come la voce stessa del Signore che ci invita ora a pregare, ora a lavorare, ora riposare…

Le prime ore del mattino sono dedicate alla preghiera:

– orazione silenziosa, che «personalizza» il nostro rapporto con il Signore

– preghiera liturgica, che ci inserisce nel respiro stesso della Chiesa

– celebrazione eucaristica, che costituisce il cuore stesso della nostra giornata


La liturgia è il primo oggetto della nostra sollecitudine: all’attenzione del cuore accompagnamo la cura per l’esecuzione sapendo che come «spettatori» abbiamo nientemeno che l’Altissimo e tutta la corte celeste… e anche i fedeli – a volte numerosi – che vengono nella nostra chiesa a pregare con noi.


La cura per i paramenti e i vasi d’altare, la scelta dei canti, l’allestimento dei fiori… tutto ha come fine la bellezza della liturgia, e dunque è una forma di preghiera.


Lo sapeva bene anche Santa Teresina, che al Carmelo esercitava l’ufficio di sacrestana, e che vedeva in questo suo impegno un valore mistico: con quanta trepidazione e cura toccava i lini e i vasi dedstinati a toccare il Corpo di Gesù!
In questa ottica anche il comune lavoro, che è distribuito tra mattina e pomeriggio, viene effettuato in spirito di preghiera e con il cuore volto al Signore.


Il più delle volte si tratta del comune lavoro di una comune famiglia: dalla cura per il decoro degli ambiente alla cucina…


…dal guardaroba alla cura delle sorelle anziane…
Ed è bello pensare che in questi modesti e semplici lavori siamo state precedute da una schiera di sante!


Questa ad esempio è la cucina del Carmelo di Avila, dove Santa Teresa assicurava che si poteva trovare Dio nè più né meno che nell’orazione: Dio cammina tra le pentole, diceva con il suo linguaggio piacevolmente scherzoso!


Ora le cucine dei nostri monasteri si sono adeguate ai tempi, e sono luminose e funzionali: ma solo fino alla metà del secolo scorso, come si vede dalla fotografia, assomigliavano molto a quella dove Santa Teresa trovava Dio tra le pentole!


Lo stesso vale per il bucato, le cui modalità, fino a qualche decennio fa (la foto è degli anni ’40), non differivano molto…


da quelle immortalate in questa celebre fotografia che vede Santa Teresina impegnata tra le sue novizie.


Anche la cura dell’orto fa parte dei nostro compiti.. e anche in questo abbiamo degli llustri precedenti! Qui vediamo ancora Teresina (in alto, al centro) impegnata addiritttura nelle fatiche della fienagione, secondo le consuetudini del tempo.


Infine, in passato come ai giorni nostri, c’è sempre posto per qualche lavoro di tipo artigianale e creativo che, oltre a mettere a frutto i talenti personali di ciascuna, consente alle monache di arrotondare le loro modeste entrate: e mentre il lavoro artigianale ci richiama il «lavoro» del Dio creatore, quello più faticoso e meno appagante ci accomuna ai milioni di nostri fatelli che devono mantenere la famiglia con sudore e sforzo.


E così, tra il canto di un salmo e la cura di una inferma, tra un brano di Vangelo da contemplare e una pila di biancheria da stirare, tra la lettura della pagina di una santo e una corsa in portineria, tra il silenzio del chiostro e la conversazione festosa nei tempi destinati alla ricreazione, tra la sobrietà della vita e i pasti in comune… termina la nostra giornata.
Termina nella consapevolezza serena che ogni minuto ci è stato regalato da Dio, che ha provveduto non solo a farcene dono, ma anche a suggerirci come impiegarlo, attraverso il suono della campana, le disposizioni della Regola, e le richieste della Priora, delle sorelle e della vita stessa.
E noi gli rendiamo questi minuti, queste ore e queste giornate nella speranza che Egli li accolga come una Laudem gloriae, una lode di gloria per il suo Nome benedetto nei secoli. Amen!

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